Sono passati più di otte anni dai fatti sanguinosi del G8 a Genova (http://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_del_ G8_di_Genova), rispetto ai quali le responsabilità non sono mai state chiarite a dovere, nonostante quanto emerso a suo tempo da una sentenza molto controversa. Si tratta, secondo Amnesty International, della «più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale».
A due anni di distanza dalla prima volta in cui l’ho fatto in questo blog, ripropongo quasi lo stesso post di allora, anche per stimolare chi lo desidera a inviare commenti aggiornati sulla propria opinione o su fatti emersi nel frattempo.
Mentre l’allora premier si occupava di far togliere i panni tesi dalle strade del capolugo ligure, per non fare brutta figura (un indesiderabile “effetto Napoli”) con l’amico Bush, nelle strade (e in una famosa caserma) accadeva di tutto.
Perché?
L’immagine di Piazza Alimonda a Genova, dopo l’uccisione di Giuliani è © Creative Commons – Farina
Chi si era illuso che la Democrazia tenesse, all’epoca ha dovuto fare marcia in dietro frettolosamente. Il Governo si guardò bene dal fornire spiegazioni plausibili, ma intanto, mentre il sangue e l’orrore regnavano sull’asfalto, i panni dalle finestre erano stati ritirati (e questo contava).
Su Dagospia (http://www.dagospia.com/round.php3) forse è ancora possibile leggere un illuminante servizio di Giacomo Amadori che si occupava di Mario Placanica, oggi ventisettenne, il carabiniere che sparò a Carlo Giuliani, e che spendeva parole di pietà nei confronti dei manifestanti del 2001: «Io non immaginavo che era una cosa del genere… io mi sono sentito male a vedere tutte quelle cose… tutte quelle ragazze prese a botte, tutti pieni di sangue… (…) non sai quante lacrime ho buttato perché ho visto femmine sfondate, capi spaccati…».
E ancora… chi ha tentato di far sparire Mario Placanica? «Non si sa… dell’estero… non erano neanche italiani» dice l’ex carabiniere alla moglie. Sarebbe questo uno dei motivi per cui non veniva lasciato mai solo, sempre dentro una caserma.
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Rispondo come segue, dopo un paio di commenti dello scorso anno…):
“Grazie, caro Moise!
Mi sembra giusto mostrare a tutti la tua opera, realizzata per afNews (vedi il tuo commento successivo)!
Alla prossima…”
Infine, grazie a Marco Lupoi, che mi ha fatto conoscere il brano di Francesco Guccini su Genova.
L.