Alla domanda di Armando Botto su come sia andata la conferenza organizzata dalla Double Shot alla Biblioteca fiorentina delle Oblate (alla quale se ne sono unite altre, in e-mail private, di amici, allievi e interessati all’animazione e al fumetto di un’ottantina di anni fa) rispondo in modo atipico.
Lo faccio segnalando, con colpevole ritardo, il blog, foriero di notizie e curiosità quasi per tutti i gusti, che il nostro comune amico David Gerstein ha messo in piedi questa primavera parlando di eroi come Krazy Kat (la versione tondeggiante dell’animazione di Charles Mintz), Felix the Cat (sul quale Dave scrisse un libro più di dieci anni fa) e Oswald the Rabbit.
Un personaggio al quale abbiamo accennato anche alle Oblate, perché direttamente collegato alla nascita di Mickey Mouse: una sorta di anello mancante fra Felix e Topolino, nero come entrambi, ma più antropomorfo del Gatto e munito di braghette come il Topo.
Non avendo potuto mostrarlo, lo faccio adesso, seguendo l’esempio di Dave, che nel suo blog ha proposto il 1° maggio lo short prodotto dalla Universal che trovate anche qua.
Come forse i più informati visitor sanno, nell’aprile del 1927 il produttore Charles Mintz ha raccolto il testimone dell’agenzia di distribuzione dalla moglie Margaret J. Winkler. E’ allora che Carl Laemmle, capo della Universal Pictures, gli fa sapere che cerca una nuova serie animata con un coniglio come protagonista. Viene contattato Walt Disney, giovanissimo, che subito schizza un coniglio simile alla controfigura del vecchio gatto Julius che aveva usato nella Alice’s Comedies.
Con l’aiuto di Ub Iwerks, gli disegna il vello di nero, poiché i film dell’epoca (è bene ricordarlo) non possiedono ancora il colore, che sarebbe giunto solo nel 1932. Perciò, è quasi obbligatorio che i personaggi più importanti siano neri, per poter meglio risaltare nelle loro azioni, muovendosi su fondali grigi.
Mintz battezza il personaggio Oswald the Lucky Rabbit, Osvaldo il coniglio fortunato, alludendo alle presunte proprietà benaugurali dell’animale, noto per la sua prolificità. All’epoca, è infatti diffusa negli Stati Uniti l’abitudine portare con sé una zampetta di coniglio a mo’ di portafortuna.
Il primo film realizzato dallo staff si intitola Poor Papa e affronta, appunto, i problemi di Oswald con la sua prole. Il coniglio, esasperato, ingaggia addirittura un combattimento con uno stormo di cicogne, che gli recapita a casa un figlioletto dopo l’altro.
Alla Universal, però, il film non è apprezzato molto: il protagonista sembra troppo anziano e poco divertente, così Walt lo ringiovanisce e lo rende più buffo, sempre con l’aiuto del fedele Ub Iwerks. Alla fine, Poor Papa viene archiviato e il primo film a essere distribuito è quindi il successivo, Trolley Troubles, dove Oswald, che indossa un paio di calzoncini sorretti da una bretella, si cimenta come guidatore di tram.
Nei film che seguono, il coniglio vivrà delle situazioni che Walt e il suo staff svilupperanno meglio più tardi, negli shorts di Mickey Mouse. Per accennare alle sintonie più salienti, Oswald viaggia su un aereo fatto in casa, come nel Plane Crazy di Topolino (visto alle Oblate, tra le risate del pubblico), ha una fidanzatina con un fiore sul cappello, un cavallo non troppo dissimile dal primo Orazio e un nemico che si chiama, incredibile ma vero, Pietro Gambadilegno (Peg-Leg Pete).
Questa versione arcaica del massimo antagonista di Topolino, non è comunque una completa novità. Aveva infatti già esordito nel 1925, nella Alice’s Comedy intitolata Alice Solves the Puzzle. Oswald è invece il primo personaggio di Walt Disney a suscitare del merchandise, in particolare nel settore dei dolciumi e in quello della cartoleria.
Purtroppo, la fortuna del coniglio fa gola a Mintz, che riduce lo stipendio a Walt nel tentativo di allontanarlo, cercando nel contempo di sottrargli i migliori animatori dello studio. Quando Walt si dà alla frenetica ricerca di un nuovo distributore, Mintz scopre l’ultima carta: Oswald è di proprietà esclusiva della Universal Pictures e lo studio che lo ha creato non può accampare alcun diritto su di lui.
Di tutto ciò non abbiamo parlato alle Oblate, per questo lo faccio ora; ma Nunziante Valoroso, insieme al grande collezionista di cartoons (e film vari) in pellicola Alberto Vangelisti, ha portato all’assemble ala “buona novella” che giusto da quel giorno, mercoledì 27, è finalmente in distribuzione anche in Italia il cofanetto della serie Treasures della Disney-Buena Vista contenente una selezione di cartoons disneyani in bianco e nero del fortunato coniglio.
Chi vuole, oggi può fare sue queste rarità.
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I raffronti con questo leprotto e il primo Mickey, e (per esempio) con la gattina del circo comprimaria Madamigella Maltese, dell’episodio a fumetti di pochi anni dopo Topolino domatore e saltimbanco, sono evidenti.
Naturalmente questo short, Bright Lights (del 1928, l’anno di Steamboat Willie) appartiene al periodo del cinema muto, così David ci ha abbinato di sua iniziativa un paio di brani fra cui il famoso Tiger Rag.
Tornando alle Oblate, e al meraviglioso scenario offerto dalla veranda e dalla caffetteria della biblioteca, vicinissima al retro del Duomo fiorentino (e dove la direzione ha offerto un ricco cocktail), fra le sale delle opere in consultazione ve n’è una tutta dedicata ai Fumetti, con particolare attenzione ai graphic novel con annessi e connessi e agli approfondimenti (leggi “saggistica”, filone solitamente trascurato in Europa, Centro Pompidou a parte).
Agli intervenuti è stata consegnata la riproduzione della prima pagina del rarissimo primo numero del Supplemento di Maggio al Giornale: Topolino (SIC), del maggio 1933 – XI, che si apre con l’inizio dell’episodio Le grandi avventure di Topolino e Topolina nel West, dove ai balloons si contrappongono le verseggiature ai piedi delle vignette composte da Paolo Lorenzini, in arte Collodi Nipote.
La riproduzione, in bianco e nero, è tratta da un microfilm conservato nella biblioteca fiorentina. Prima delle riproduzioni fotografiche, dei pdf su CD e così via, infatti, le biblioteche si avvalevano di questo dei microfilm, caro all’epopea di James Bond, per archiviare in poco spazio montagne cartaceee di documenti e periodici.