Il grande Ferruccio Alessandri invia ogni giorno delle immagini buffe, o dei tsti talvolta assai seri e toccanti, a una mailing list di amici, nella quale mi onoro di essere incluso.
Nel giorno delle proteste degli studenti contro il prevedibile avvio dello smantellamento della scuola pubblica, che fa il paio con quello della sanità pubblica (sempre grazie al Governo in carica, che ha il concupiscente sguardo rivolto altrove), mi sembra illuminante una riflessione inviata da Ferruccio, scritta quasi sessant’anni fa da uno dei Padri della nostra vilipesa Repubblica, Piero Calamandrei. Un penatore che, tra l’altro, era stto citato da Sandro Bondi come un modello in una delle sue prime apparizioni televisive (dopo il notorio rivoltamento della gabbana).
Grazie a Ferruccio, buon lettura.
Interventi e valutazioni sono ben accetti.
A corredo del testo, copertine di preziosi Dell Giant sul Ritorno a scuola usciti pressappoco nello stesso periodo in cui Calamandrei scriveva quanto segue.
Futuribile nel 1950
Ricevo e inoltro questo bel passo di Calamandrei, datato 1950, sulla scuola. Il vecchio Pietro ci vedeva bene. Mi pare una buona catena di Sant’Antonio: perché la gente si renda conto.
Se non hanno figli, avranno nipoti, gli italiani.
Il progetto è (leggo su La Repubblica, 25-9): trenta alunni per classe, tre ore di lezione in meno alla settimana. Così vengono fuori con la levatura culturale della Carfagna e quella morale di Schifani.
Ferruccio
“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata.
Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito.
Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi.
Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private.
A “quelle” scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
Rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci.
Ignorare i loro bisogni.
Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà.
Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare.
Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.”
Piero Calamandrei – discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950.
Qui si può il progetto di Mariastar Gelmini illustrato da Repubblica.
© Walter Lantz Estate / Universal per le immagini.
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Il bonus che segue (chi vuol ascoltarlo lo faccia, gli altri passino e vadano, nessun obbligo, anche se c’è da imparare) non riguarda la scuola pubblica, bensì l’affare Alitalia, la fantomatica cordata, la scoperta di una norma “biricchina” inserita di soppiatto prima delle votazioni da Palazzo Chigi per salvare alcuni furbetti troppo avidi di denaro, perfettamente in linea con l’attuale classe dominante del Paese.
Grazie a Milena Gabanelli e alla sua collega giornalista che se n’è accorta, mentre il Parlamento era pervaso da un fastidioso “ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ“: il ronfare pertinace dell’opposizione (!?), sintonico (salvo poche eccezioni) con quello del Colle.
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