ERNEST, FUMETTI E PUNTEGGIATURA (a Bologna)

Ernestritratticame

Ernest, è “come una festa in giardino a fine maggio con i palloncini colorati sugli alberi, i segnaposto scritti a mano e gli amici che arrivano con torte salate e dolci fatti in casa”: http://ernestvirgola.blogspot.com/

Dovete sapere che dal 17 ottobre al 7 novembre di quest’anno, ERNEST, fumetti e punteggiatura è una mostra bolognese, che si inaugura (contro ogni logica superstizionusoidale) venerdì 17 ottobre allo ore 19 presso il Circolo Arci Sesto Senso, Via Giuseppe Petroni 9/c del capoluogo nel quale Sergio Cofferati non si ricandida.

Sono in mostra tavole originali degli autori del progetto Ernestvirgola (che così si pronuncia, anche se per gli amici può essere semplicemente Ernest): un’etichetta indipendente che produce albi a fumetti, libri, cd e riviste sui tramezzini e su altri argomenti bizzarri.

Si distingue grazie al suo inconfondibile stile antigrafico di tipo burocratico sovietico: carta riciclata, titoli fatti a mano uno per uno con le etichette dymo (quelle che si usavano per scrivere i nomi sui campanelli), copertine minimaliste color paprika, muschio, cobalto, malva (che ricordano appunto le cartelline da ufficio), copertine senza disegni, senza nome dell’autore, senza nome della casa editrice, insomma copertine che curano le manie di protagonismo del giorno d’oggi…

Gggiorgia

La prima pubblicazione antologica Ernest 1, raccoglie i lavori di Sara Pavan, Vincenzo Filosa e Norman Lai, Laura Camelli, Lise e Talami, Sascia Pavan e Francesco Cattani.

Fra le altre produzioni, il taccuino di disegni “NY” di Davide Toffolo e Barcazza di Francesco Cattani, vincitore a Napoli Comicon del Premio Micheluzzi 2008 come miglior storia breve.

Fondata da Sara Pavan, Vincenzo Filosa e Francesco Cattani, ernestvirgola oggi è una squadra di nove elementi: Alessandro Lise e Alberto Talami, Laura Camelli (autrice sia del poster riprodotto in alto del post che dell’immagine delle due ragazze al mare più sotto; secondo alcuni, come il guru Francesco Ciampi, la Came è una delle più grandi disegnatrici viventi, e probabilmente è così, se solo si desse da fare per dimostrarlo con fatti concreti…), Giusy Noce, Samantha Luciani (il Capo) e Rebecca Rossi (l’ufficio stampa).

Il gadget, ormai divenuto un simbolo, è il bottone: una spilla a forma di bottone, o un bottone con una spilla incollata dietro, comunque uno dei bottoni in vendita nella merceria di Dario in centro a Bologna, dotato di rinnovata pertinenza artistica.

Giorgiameco

Tuttealmare

Il recupero di un bottone giunto alla fine della sua vita per il suo essere fuori moda ha dato il “La” a tutto il progetto evidenziando la necessità di raccontare le storie che stanno dietro agli oggetti siano essi libri, mobili, panini o bottoni come in questo caso. E non storie in senso lato ma le storie delle persone che li hanno fatti.

Anche quando si tratta di oggetti del mercato globale esiste comunque qualcuno che vi ha dedicato una parte della sua vita.
Ernest sceglie, o meglio, viene scelto da situazioni che attirano la sua attenzione, si tratta quindi di situazioni vicine alla vita quotidiana di chi le vede, vita quotidiana che può coprire però luoghi geograficamente diversi, l’Italia di provincia, il profondo Sud, il Nord-Est, le grandi città e tutto il resto del mondo, dall’America al Giappone.

Il motto tanto resta sempre lo stesso “Dietro le cose ci sono le persone”.

Perché Ernest? Riprendendo il titolo della famosa opera di Oscar Wilde The Importance of Being Earnest, che in italiano si potrebbe tradurre con L’importanza di Essere Franco, per l’importanza di essere earnest, ovvero onesti e diretti, franchi per l’appunto, attitudine evidente già nella veste grafica poco pop e in generale poco accattivante ma ancora più lampante nei contenuti.

E neanche a farlo apposta proprio nei fumetti del Franco del gruppo (Francesco Cattani) forma e contenuto incarnano al meglio questo intento.

Perché la virgola? Perché è ancora presto per mettere un punto e perché Ernest è uno dei progetti nell’elenco di attività seguite da ciascun componente del gruppo: negli elenchi, si sa, ci sono le virgole.

www.ernestvirgola.blogspot.com
ernestvirgola@gmail.com

Le due tavole che arricchiscono il post non c’entrano niente con Ernest, ma le ho sottoposte all’attenzione dei visitors sono di un amico comune, il bravissimo Alessio Spataro, che ha dedicato alla surreale e confusa rappresentante dei Giovani Italani addirittura un intero blog di inediti, nel quale si possono leggere le sue esilaranti avventure.

Per chiudere, sono certo che tutti quanti ameranno qusto numero di danza della talentuosa Rebecca Sugar, no?
Il suo modo di concepire il movimento è da studiare!

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  • Verbena De Angelis |

    Vi sottopongo una intervista allo scrittore Carlo Cassola.
    Naturalmente è di qualche anno fa, ma il suo contenuto, a maggior ragione si attaglia alla situazione attuale, nella quale l’oligarchia di destra lava il cervello ai poveri teleutenti (e non solo a quelli, anche a chi non accende la TV, lo sappiamo).
    CASSOLA: “Ho una pessima opinione della cultura dominante o, meglio, dell’incultura dominante”, dice Cassola. “Giacché non posso dare il nome onorato di cultura alla mistificazione che tiene la gente nell’ignoranza. La gente è migliore delle istituzioni e delle ideologie che professa o si è scelto. La gente non sa, o non è informata. La nostra è una società delusa e illusa, di cittadini docili e demoralizzati, in pugno a una classe di demagoghi che predica ancora il dovere civico e la fedeltà politica. Bisogna rimuovere questa diffusa capacità di rassegnazione”.
    La cultura italiana ha o no le carte in regola? In un momento oscuro, per il deterioramento del tessuto economico-sociale e per la crisi più vasta della società consumistica, la cultura conserva la sua componente profetica? E’ in grado di formulare nuove proposte sociali e antropologiche? Oppure lavora per la formazione e il consolidamento dei regimi?
    CASSOLA: “La cultura non ha più attuato un ripensamento radicale della realtà. Gli uomini di cultura debbono farsi l’esame di coscienza. Sono imbecilli, o fanno finta di esserlo? Continuano a mascherare il vuoto dei sistemi. L’utopia, cioè l’anarchia, deve affermarsi al più presto”, risponde Carlo Cassola, 60 anni; nel ’44 partecipe della Resistenza, dal ‘50 collaboratore del Mondo, autore di romanzi e racconti: Fausto e Anna (1952, 1958), Il taglio del bosco (1955), La ragazza di Bube (1960), Un cuore arido (1961), Ferrovia locale (1968), Paura e tristezza (1970), Monte Mario (1973), Troppo tardi (1975), L’antagonista (1976), L’uomo e il cane, Il ribelle (1980); autore, inoltre, di saggi politici: Il gigante cieco, Ultima frontiera e del libro-inchiesta I minatori della Maremma (1956), assieme all’indimenticabile Luciano Bianciardi.
    Dice che gli intellettuali, avidi di stima e denaro, hanno rinunciato all’autonomia e ad una ricerca indipendente, che la cultura lavora per il consolidamento del regime, e per l’ordine. Quale ordine?
    CASSOLA: “Quello della delinquenza organizzata”, risponde Cassola. “La diffidenza di giovani e operai verso gli uomini d’ordine è naturale. E gli intellettuali sono impotenti a guardare, oppure pronti a giustificare il ‘realismo politico’ di un’Italia che, pure nata dalla Resistenza, è governata da un’agguerrita associazione a delinquere… Né più né meno come in Francia Sartre, privo oramai di un un’interpretazione originale, tende ad avallare l’ordine instaurato da Chirac e Giscard d’Estaing”.
    Qual è il ruolo degli intellettuali, sul piano delle disponibilità ideologiche?
    CASSOLA: “Impegno non significa schierarsi a favore degli uni o degli altri.
    E se le due parti in lotta fossero complementari, entrambe interessate al mantenimento dello stato di cose esistente?
    E’ distorta anche la nozione d’impegno: impegno, o prostituirsi dell’intellettuale? Negli ultimi 45–50 anni è fatalista, rassegnato, egoista, rende buoni servizi allo Stato, tende a inserirsi a ogni costo, teme il rischio. La nostra è una classe di dimissionari.
    Altri, i veri intellettuali: Rousseau, Proudhon, Bakunin, Mazzini, Marx; il quale ha iniziato a parlare di marxismo in epoca di capitalismo.
    Hanno ragione Sciascia, Bobbio, Montale, nel definire preagonica la condizione delle nostre istituzioni. Ma cosa propongono in cambio? Alcuni esponenti della cultura dominante, e lo stesso Moravia, mi dicono che le mie preoccupazioni sono fuori luogo, poiché l’esistenza non è un valore. Mi spiace tanto. Non mi preoccupo di me. Ma ho ripreso attivamente a occuparmi di politica poiché ritengo la vita il bene sommo. Bertrand Russell diceva che non ha senso la vita se nessuno resta. Questa situazione ha avuto inizio con la guerra atomica. La cultura ignorò l’avvenimento. Eppure quella bomba era la campana a morte. L’umanità è arrivata alla fine. Il problema più urgente è quello della preservazione della vita. A questo riguardo, il silenzio della cultura è davvero criminoso. Lo stesso Thomas Mann, nel ’55, scrisse: ‘… un’umanità ebbra di istupidimento va barcollando incontro alla sua rovina, ormai neanche deprecata…’”.
    Il seguito a questa pagina:
    http://www.sergiofalcone.blogspot.com/

  • Viridiana |

    Rebecca Sugar è una DEA!
    E la cosa che più mi sconvolge è che ha solo 21 anni (l’ho visto dal suo blog).
    Viridiana

  • Gianni |

    Non c’entra con la mostra, ma mi sembra giusto quotare questo, oggi:
    Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile.
    E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L’alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla. Ma non avere più paura, non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli.
    La paura va a braccetto con l’isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro, crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.
    Roberto Saviano.
    Massima solidarietà a Roberto per le minacce dei Casalesi che ha ricevuto.
    Cosa avrà da dire adesso, quell’essere incommensurabilmente inqualificabile di Emilio Fede, che ha avuto il coraggio (lui, col suo passato e il suo presente) di prendere in giro Saviano al suo inqualificabilmente vomitevole TG!?

  • Stefania Bis |

    FERMATI
    Se ti dicono che l’abominio della prostituzione va tolto dalle strade per non averlo sotto gli occhi.
    tu pensa se un abominio è meno abominio solo perché non lo vedi.
    se ti dicono che è possibile scegliere di prostituirsi.
    tu pensa anche solo un momento se sceglieresti di farlo.
    se ti dicono che la prostituzione è inestirpabile.
    tu pensa all’ipotesi che si diano per inestirpabili la pedofilia, lo stupro, l’omicidio.
    se ti dicono che la prostituzione è un mercato, e come tale va regolamentato.
    tu pensa se deve essere il mercato a dettare legge sulla nostra vita.
    se ti dicono che la prostituzione va legalizzata.
    tu pensa se sei orgoglios@ di vivere in una società che legalizza la mercificazione del corpo.
    se ti dicono che i maschi hanno i loro istinti, e in qualche modo dovranno pur sfogarli.
    tu pensa se quella dell’istinto non sia una scusa per non mettere in discussione un sistema di potere sessuale.
    se sei un uomo ma non vuoi essere un macho, uno che pensa con l’uccello, uno che ha diritto sempre e comunque ad una scopata e per questo va fornito di un “servizio sociale” che legalmente gli offra cosce aperte e bocche spalancate.
    se sei una donna e pensi che il tuo corpo, come il corpo di tutte le altre donne, è tuo e solo tuo, e non una merce.
    FERMATI UN ATTIMO A PENSARE.

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