Ecco qui una foto strettamente correlata al titolo quasi carducciano di questo post: Davanti a San Diego, il festival internazionale del quale imminentemente Laura Braga invierà il consueto, ampio reportage fotografico al sito Araba Fenice News.
La foto è del canadese Blake Bell, gestore del sito su Steve Ditko e autore del libro Strange and Stranger: The World of Steve Ditko, uscito proprio in questi giorni e presentato a San Diego presso lo stand della casa editrice Fantagraphics. Lo vediamo sotto, con alcune grandi copie sui tavoli come sempre spartani, insieme al biricchino Paul Karasik che ruba la scena proponendo il suo (libro) all’obiettivo del fotografo (Mike Baehr, che ringrazio).
Oggi Araba Fenice News rinfresca una polemica viva da decenni nella quale sono a mia volta entrato in passato, suscitando qualche frizione con altri addetti ai lavori, colpiti nel vivo più o meno giustificatamente.
Lo ricordavamo anche qui nel blog, a suo tempo: mettere in dubbio che Stan Lee abbia condiviso con altri Maestri la creazione di personaggi fondamentali dell’immaginario collettivo come i Fantastici Quattro (con Jack Kirby) o Spider-Man (con Steve Ditko) non piace. Crea orticaria. Suscita scandalo nonostante le affermazioni in questa direzione di Kirby e Ditko, spesso fatte con toni al vetriolo e con l’animo di chi ha perso la pazienza dopo una reiterata dieta di rospi crudi.
La situazione è spinosa, coinvolge concetti non sempre chiaramente delineati come co-creazione, ideazione, richiesta di lavoro più o meno subordinato per conto di qualcun altro. Implica controversie sulla paternità morale ma anche questioni di royalties e di diritti derivati (i pupazzi, dell’Uomo Ragno, i quaderni dei Fantastic Four, l’asse da stiro di Silver Surfer e così via, per dire).
In questi brevi commenti sulle manifestazioni internazionali di fumetti, e in particolare sulla Comic-Con di San Diego non mi sembra neanche il caso di articolare discorsi complessi sul fantomatico diritto d’autore fumettistico, strutturati con frasi calibrate e legalmente ineccepibili. Mi limito, invece, a porre la questione ancora una volta, in attesa della nuova mossa autunnale bi-tri-quadripartisan che vedrà, in Italia, ancora il buon Ivo Milazzo in prima linea.
Mi limito ad annunciare una volta di più che fra Stan Lee e Steve Ditko non corre ottimo sangue e che le opinioni dei due autori sulla paternità dell’uomo Ragno non coincidono affatto.
Matt Tauber, come riporta Araba Fenice News, si esprime nel suo blog dopo aver letto l’albo scritto dallo stesso Ditko sulla sua versione dei fatti: The Avenging Mind, delle coraggiose edizioni di Robin Snyder.
Cito Tauber in merito: Lee, a writer, relied on artists to bring his ideas and stories to life. Without the artist, as Ditko rightly argues, Lee’s creations are written story ideas or brief plot synopses…not comic book creations. That’s not to say that Lee has never mentioned or lauded these artists and their contributions, he has certainly done so. But his comments, well-documented by Ditko, clearly see the artist as contributors to Lee’s ideas, not as partners in creative endeavor.
Nella finestrella youtubiana qua sotto, ecco la versione di Stan Lee, intervistato da Jonathan Ross.
Una nota di colore; la giornalista Leah D’Emilio, circa una settimana fa a San Diego, nel corso del dibattito della società Activision ha chiesto a Stan se con i chiari di luna attuali dobbiamo attenderci un video game con lui stesso come protagonista!
Tendiamo l’orecchio…