A grande richiesta dei sei-sette visitors interessati a questo argomento, ecco le “prove” rispetto a Mastro Scrocco, vale a dire a Mooseface McElk, l’alce maschio, particolarmente indisponente, creato/a da Carl Barks per la serie a fumetti commissionatagli dalla Western che abbinava il somarello Benny (Burro) e l’orso Barney (Bear).
Qui a sinistra Mooseface è disegnato da Barks, nella storia di Our Gang che avrebbe usato in seguito come fonte ispiratrice per l’avventura disneyana del Tesoro del vecchio Volpe (sull’ottavo volume de LGDDP in uscita fra qualche settimana con il Corriere della Sera). Clikkando qui sotto, invece…
… si può ammirare l’avvio della prima e unica storia con la quale in Italia il prode Vincenzio Baggioli ne tradusse il nome con “Mastro Scrocco”, per poi dimenticarsene e recuperare in modo sistematico le avventure del personaggio all’inizio degli anni Sessanta ribattenzandolo (definitivamente) Grancervo. In tal modo, il solerte giornalista sportivo (già creatore del littorio Dick Ful-
mine) confondeva ancora una volta i generi degli animali con i quali aveva a che fare.
Nonostante il gran numero di storie disneyane realizzate, l’opera di Barks sugli albi della Western non fu assorbita solo ed esclusivamente dai Paperi. Al contrario, Barks ebbe la possibilità di lavorare anche su altri characters, molti dei quali popolari già a quei tempi. La Western, infatti, era la licenziataria anche dei diritti di pubblicazione di altri personaggi animati e sui suoi albi si contano trentatré storie non-Disney del maestro dell’Oregon. La maggior parte di queste storie vedeva come protagonisti alcuni personaggi minori dello studio cinematografico della Metro Goldwyn Mayer, ai quali Barks, con la sua arte, avrebbe saputo infondere nuova linfa vitale.
Poiché Willi me l’ha fatto notare, cito (riappropriandomene, coreggendolo un minimo) il pezzo che avevo scritto anni fa e che mi è stato copiato in Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/I_fumetti_di_Carl_Barks: nessun problema, non sono certo vendicativo come lo è Frank Miller nei confronti dell’esponente di Alleanza Nazionale del quale avevamo parlato giorni fa e che si era appropriato indebitamente di un disegno milleria-
no tratto da 300).
L’ORSO E IL SOMARO
Le storie di Barney Bear e Benny Burro erano pubblicate in Italia dalla Cenisio con i nomi di Pappalardo, per l’orso Barney, e Ciuffino o anche Ciuffetto per l’asinello Benny.
Creati entrambi da Rudolf Ising, furono protagonisti di alcuni cortometraggi: Barney di ben diciotto, prodotti tra il 1939 e il 1952, mentre Benny esordiva nel 1942 nel corto dal titolo Little Gravel Voice, nel quale il somarello spaventava gli animali del bosco con il suo verso, allontanando anche un minaccioso lupo.
All’inizio fu proprio quest’ultimo personaggio, innominato sullo schermo, e che deve il suo no-
me alla redattrice della Western Printing and Lithographing Co Eleanor Packer, ad avere l’o-
nore di esordire per mano di Carl Barks nellle pagine dell’albo Our Gang.
Il Maestro dell’Oregon realizzò dapprima due storie con Benny in solitario, ma successiva-
mente alla Western decisero di affiancargli l’orso Barney, per ampliare lo spettro d’azione del personaggio.
Da quel momento in poi, il successo e la qualità della serie sarebbero stati destinati a cambiare.
Barks prima fece diventare Benny la coscienza critica di Barney, lento e inetto. Quindi, sviluppò molte delle situazioni tipiche delle storie brevi di Paperino. Come le liti con il vicino Jimmy Jones, che in questo caso diveniva l’alce Mooseface McElk, esordiente nella ventunesima sto-
ria della coppia; un character che in Italia sarebbe stato conosciuto prima come Mastro Scrocco e poi come Grancervo.
Dal 1947 in poi il testimone dei tre personaggi sarebbe passato all’ottimo Gil Turner.
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