Stavamo parlando un paio di post fa del Pinocchio di Jacovitti.
Qui, eccone una versione tarda, anno 1974, quando Jac aveva realizzato una galleria sterminata dei suoi personaggi per conto dell’editore Piero Dami, ad aprire un enorme volume monografico a lui intitolato. Si trattava di una sorta di concorrenza fatta da Dami e Jac ai volumi strenna della Mondadori, i cosiddetti “cartonatoni”, inaugurati con successo da Io Topolino nel 1970.
Nel post precedente, invece, si discettava del gruppo del giornale L’Urlo, e del suo Premio Pierino, che visse solo per due edizioni, nel 1980 e nel 1982. Era legato all’orrendo burattino (non Pinocchio, in questo caso), ideato da Antonio Rubino.
Nelle tavole del “Corriere dei Piccoli”, il Pierino del quale Rubino dipinge con ansiogeno nitore le leziose movenze tenta in ogni sua avventura di sbarazzarsi di un disgustoso, mostruoso pupazzo che gli hanno regalato, e che somiglia sin troppo a una malefica bamboletta africana vudù.
Nonostante i ripetuti sforzi compiuti da Pierino per disfarsene, alla fine di ogni avventura l’odiato “burattino” (come viene imprecisamente definito per esigenze di rima) torna regolarmente al cospetto dello stupito proprietario, che sfiora la disperazione. Insomma, nel 1980, questo giocattolo dai lineamenti razzisticamente negroidi torna di moda per qualche giorno tra gli operatori dei comics (disegnato dal sottoscritto).
Presente allo stand dell’“Urlo” sottoforma di statuette awards in creta, scolpite con Greta Biagini, è anche ritratto su cartelli sparpagliati per ogni dove e in un fiume di schede per le votazioni distribuite agli addetti ai lavori. Questi, nel segreto dell’urna, per tutta la durata della fiera esprimono in libertà la loro opinione sui peggiori esponenti di tutte le categorie, ricalcate in negativo su quelle delle premiazioni tradizionali.
Così, la sera del 1° novembre, sale sul palco del Teatro del Giglio uno spigliato Silvano Caroti, giusto dieci minuti prima della consegna degli ambìti Yellow Kid, dei Caran D’Ache per l’animazione e dei Premi Gran Guinigi, riproducenti la torre simbolo della città.
Caroti annuncia in modo spartano chi ha totalizzato i risultati come peggior sceneggiatore, peggior disegnatore, peggior editore eccetera, fino al premio clou assegnato alla carriera “Una vita sprecata per il Fumetto”.
Come ampiamente previsto, i premiati più spiritosi accettano lo scherzo, altri si arrabbiano e rifiutano la statuetta, che evidentemente getta sale su ferite già aperte. Per ben due anni, a ragione o a torto, il Pierino per il peggior critico viene assegnato al traduttore e giornalista Ranieri Carano, che non accetterà di ritirare la seconda statuetta, dalle mani di Ferruccio Giromini al quale l’avevamo consegnata come “latore della presente”. “Ne ho già una…”, dirà titolando un reportage per “L’unità” più o meno così: Qui Lucca, vi parla il peggior critico italiano…