Come già ampiamente promesso, cominciamo a usare questo blog anche per mostrare degli assaggi di progetti per fumetti di nuova cre-
azione, da parte di giovani autori
che, magari pur preparati su vari fronti (ideazione soggetti, disegno, colorazione) faticano molto più che nei decenni passati ad essere ar-
ruolati in progetti editoriali o a presentare le loro creazioni.
Cominciamo con Mirella Menciassi, conosciuta durante i corsi della Scuola Internazionale dei Comics.
In un paio di post pubblico qualche minimo esempio dei suoi progetti (questa volta soltanto uno), facen-
doli precedere da una breve in-
tervista, nella quale, forse, si identificheranno molti altri italici aspiranti professionisti del fumetto.
LUCA BOSCHI: Quando ha preso il via il tuo interesse per il fumetto? Ricordi una particolare storia, o un autore, che ti hanno aperto un mondo nuovo, determinando un’attrazione molto forte per questo mezzo di comunicazione?
MIRELLA MENCIASSI: Ho dei ricordi legati a quando non sapevo ancora leggere… Credo di aver avuto circa cinque anni. Avevo un “Super Almanacco Paperino” tra le mani e mi piaceva tantissimo sfogliarlo, anche se non capivo cosa c’era scritto. Poi, ricordo di aver visto in casa di mio cugino un albo di Zagor disegnato da Gallieno Ferri (che allora non conoscevo neanche), si chiamava “Zagor contro il vampiro”, fu un’illuminazione!
Crescendo, sono rimasta influenzata, come la maggior parte della mia generazione, dagli anime giapponesi, in particolare da “I cavalieri dello zodiaco”. Avevo 11 anni, e quella serie mi fece venire voglia di creare storie e personaggi simili ai suoi protagonisti.
LUCA BOSCHI: E quando hai preso la decisione di tentare di realizzare dei fumetti tuoi?
MIRELLA MENCIASSI: Sempre intorno agli 11 anni, ma erano inguardabili!! Più che altro, ero abituata a disegnare animali e le per-
sone non mi riuscivano! Poi, verso i 18 anni, lo stile è migliorato, ma era ancora “troppo manga”. Da qui, al-
cuni anni dopo, la decisione di provare a frequentare un corso di fumetto che mi desse delle vere basi.
LUCA BOSCHI: Avevi un training di base indirizzato in quella direzione, come gli studi presso un Istituto d’Ar-
te, o un corso privato (per esempio) per corrispon-
denza?
MIRELLA MENCIASSI: Purtroppo no, ho frequen-
tato un istituto per ragionieri e me ne sono pentita, se potessi tornare indietro mi piacerebbe frequentare l’istituto d’arte, con indirizzo pittura.
LUCA BOSCHI: Frequentando dei corsi specifici, quali sono le cose che più ti sono servite per sviluppare il tuo stile? Una migliore tecnica di inchiostrazione, uno stimolo a incentivare la creatività nelle storie, il lavorare a fianco di ragazzi nella tua stessa situazione?
MIRELLA MENCIASSI: Frequentare dei corsi mi ha aiutato soprattutto a comprendere meglio anatomia, prospettiva, regia e impostazione della tavola.
Poi, mi ha fatto conoscere autori che prima ignoravo esistessero, dandomi nuovi stimoli.
Lavorare insieme a ragazzi con la mia stessa passione è molto bello, genera una specie di competitività positiva, che ci porta a spronarci gli uni con gli altri.
E ora passiamo al tuo primo progetto, di cui mostriamo una tavola: “Dhira”. A te la parola!
DHIRA
Mi sono sempre piaciute le storie in cui c’è un personaggio femminile affascinante e misterioso che può mutare forma e trasformarsi in un animale feroce, come un lupo o un leopardo… magari ci riuscissi anch’io!!! Credo che il famoso film in bianco e nero “Il bacio della pantera” mi abbia molto influenzata in questo.
Mi piacciono molto anche le storie in cui il senso della trama si ribalta nel finale. Ecco, in “Dhira” ho cercato di riportare questi due temi, la donna-mutante e il colpo di scena finale. Ho scelto di darle un’ambientazione esotica perché amo molto le atmosfere dell’India e dei paesi asiatici, così diverse dalle nostre.
E’ solo una piccola storia di quattro pagine, ma potrebbe fare da preludio a qualcosa di molto più lungo, con il piccolo protagonista ormai adulto che incontra nuovamente una donna mutante simile alla Dhira del titolo.