UN ARBRE MAGIQUE AD HOC!

Arbre Magique

L’arbre magique di oggi è offerto (a sua insaputa) da Emiliano Pagani. Il sottoscritto lo dedica, in memoria della Liberazione dal nazifascismo e dai crimini della dittatura, spesso ignorati o sottovalutati dai pischelli nativi di Internet dal cervello spappolato, a tutti i noefascisti odierni, più o meno zen. A quelli che ripetono a nastro, per mantenere in freezer i neuroni, che la Destra e la Sinistra non sono più delle categorie in grado di interpretare il presente.
Poi, magari, coltivano nascostamente qualche simpatia per Felpaman e per la figlia tal-quale del collaborazionista Le Pen.

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Ciò detto, in una giornata come questa voglio ricordare un ricordatore, vale a dire Ferruccio Alessandri, caro amico, stimatissimo tutto fare dell’editoria, profeta di Mad, curatore tra l’altro degli albi della Williams Inteuropa, il cui editore (come penso sia noto) a suo tempo scappò, dileguandosi nel nulla, lasciando alle spalle una scia di debiti e qualche azione legale.
Triste vicenda, una delle tante che costellano il nostro fantastico mondo italico dei Comics.

Williams Inteuropa - Fox Crow

Anni fa, Ferruccio spediva a un gruppo anche abbastanza ampio di amici alcuni suoi scritti quotidiano.
Pensando di fargli coas gradita, ne riprendo uno sul tema della Resistenza, altrimenti assente dalla rete.

Ciao, Ferruccio! Se mi leggi, a presto!

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Una piccola testimonianza diretta.

Negli anni Quaranta venne nominato “confino” dallo Stato anche il paese in cui vivevo, di cui mio nonno era il podestà (cioè il sindaco: la denominazione di questa carica era stata automaticamente trasformata sotto il fascismo e ogni sindaco, come mio nonno, era divenuto podestà.)
In paese venivano confinati tre o quattro ebrei, che vivevano nell’albergo locale, non parlavano con nessuno, nemmeno tra di loro, facevano passeggiate solitarie e dopo un determinato breve periodo venivano riportati via e sostituiti con altri.
Allora posso testimoniare che non si sapeva nulla dei campi di sterminio nazisti, tant’è vero che, quando a fine guerra arrivarono le prime notizie sulla strage sistematica, non ci credeva nessuno. Mi ricordo che la gente diceva: E’ tutta “propaganda.” Questo malgrado che già girassero foto e agghiaccianti documentari.

D’altra parte era una cosa così irrealmente disumana e totale che era difficile da accettare. Era più credibile pensare che fosse una montatura.
Soltanto quando da noi tornò Irmo, l’addetto al telefono pubblico del paese, si cominciò a crederci. Irmo faceva parte di quei soldati che dopo l’8 settembre si erano rifiutati di militare sotto la Repubblica di Salò (vincolati al giuramento fatto al Re d’Italia) ed erano stati quindi portati via e consegnati ai tedeschi, che li internavano in campi di concentramento. Irmo si trovava a Mathausen, in un campo in cui erano internati tutti i “disertori”, attiguo a quello di sterminio. Da lì potevano assistere a tutto quello che succedeva nell’altro.
Era stato un uomo grande e grosso, ma quando tornò a fine guerra era una specie di scheletro vivente.
Ci disse: “No, no, è tutto vero… Era anche peggio.”

Solo allora si cominciò timidamente a crederci. C’era voluto un compaesano sincero, un testimone fidato.
Bene, nell’immediato dopoguerra a casa di mio padre vennero a trovarci due ebrei che erano stati internati nel nostro paese. Venivano a ringraziare mio nonno (che purtroppo era morto nel frattempo) per il trattamento umano ricevuto nel nostro paese da lui e dagli altri abitanti nel breve periodo che erano stati confinati lì. Erano sopravvissuti per miracolo: quando al loro campo erano giunti gli angloamericani loro si trovavano in fila per l’ultima camera a gas. Avevano visto uccidere amici e parenti, uomini, donne, bambini…

Mi ricordo i loro occhi sbarrati, quando accennavano a quello che era successo, vagamente, facevano fatica a parlarne…
Preferivano parlare di mio nonno e delle facilitazioni fuori regolamento che aveva concesso loro sottobanco, come frequentare i locali pubblici, e della riconoscenza che ancora provavano per lui.
Mi ricordo anche le occhiate a disagio che mi dava mio padre: ci teneva sempre che fossi informato di quello che accadeva nel mondo, per quanto sgradevole potesse essere, ma quello era veramente troppo…

Tutto qua. Tanto per informare quelli che anche oggi pensano che sia “tutta propaganda” o comunque un’invenzione di certi gruppi politici.
Al tempo del fascismo io facevo le elementari e come tutti i miei coetanei ero sottoposto a una propaganda totale, quella sì vera. Tanto per dare un’idea, leggevo la ristampa dei fascicoli di Nerbini con le storie di Buffalo Bill e questi come testata avevano: “Buffalo Bill, l’eroe ITALIANO della prateria.”

Bufalo bill-Nerbini

Solo chi ci ha vissuto può rendersi bene conto di che cosa significhi vivere in un ambiente totalitario (di destra o di sinistra che sia) in cui ogni notizia, qualunque notizia, viene censurata o modificata secondo le esigenze propagandistiche. Ogni notizia, nessuna possibilità di confronti. Anche oggi ci sono dei miei coetanei che pensano pervicacemente che lo sterminio degli ebrei, degli zingari e di altri “indesiderabili” di allora sia un’invenzione dei media e dei politici, e lo hanno insegnato ai loro figli… E comunque per noi italiani è ancora difficile avere politicamente una visione oggettiva dei fatti. Troppe generazioni ci vorranno per liberarci dai modi di pensare che ha instillato a tanti di noi uno stato totalitario e che questi hanno trasmesso ai discendenti.

Per questo è importante continuare a parlare di quello che è successo. Ricordare e raccontare.

Ferruccio Alessandri

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IL NOCCIOLO DI QUANTO ABBIAMO DA DIRE
(da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi,Torino 1997. vol.ll, pp 1149-1950)

L’esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti è estranea alle nuove generazioni dell’Occidente, e sempre più estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni (…).

Per noi, parlare coi giovani è sempre più difficile.

Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati.
Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale e inaspettato, fondamentale appunto perchè inaspettato, non previsto da nessuno.

E’ avvenuto contro ogni previsione; è avvenuto in Europa; incredibilmente, è avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe.

E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.

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