C’è ancora una decina di giorni per acquistare in versione integrale, parzialmente ricolorata e restaurata, l’indimenticabile avventura scarpiana dei Parastinchi di Olimpya, perfettamente in linea con le competizioni agonistiche delle quali ci riempiono la testa in questi giorni.
Ne passeranno ancora meno per avere la possibilità di ottenere in terzo volume di Tesori International, acquistabile in fumetteria e in edicola a un prezzo davvero popolare, considerando il contenuto che propone, che ha richiesto davvero molte ore (e ore) di lavoro, pur trattandosi di storie antiche, quindi note, già pubblicate in varie versioni negli ultimi ottant’anni circa.
Controllate. Prendete una ristampa qualsiasi di queste storie da una qualsivoglia edizione del passato e scoprirete delle differenze. In parte mi riferisco anche all’integrale-totale di Floyd Gottfredson, Gli anni d’oro di Topolino, uscita in volumi cartonati orizzontali nel corso del 2010, pubblicata in collaborazione con il Corriere della Sera (era pre-Cairo, naturalmente).
Poi, ci saranno i soliti denigratori in cerca sul web di sfogo per le loro nevrosi, esternatori privi della più pallida idea del tempo e dell’impegno necessari a mettere insieme un lavoro simile, che si lamentaeranno della qualità della carta, del colore (che non avrebbero voluto vedere nelle strisce pubblicate sui quotidiani in bianco e nero) e via discorrendo. Inutile sottolineare che volumi di questo tipo non sono stati concepiti per questo sparuto quanto rumoroso drappello, i cui componenti possiedono da decenni l’integrale delle strisce quotidiane pubblicate negli States. Tutti allenatori della Nazionale di calcio, tutti strateghi militari davanti al grappino. Poiché non fanno testo è saggio non curarsi degli eventuali conati di fiele,in linea con i saggi dettami di Padre Dante.
In queste tavole di Tesori International, dal titolo I primi gialli di Topolino, ci sono ritocchi e aggiustamenti un po’ ovunque, nel colore, talvolta nel lettering, nei rimontaggi…
E c’è anche un ricco (o almeno “piuttosto abbiente”) apparato di articoli, che per il momento rende questo volume più interessante per i disneyofili dei precedenti due, che pur contenevano sublimi storie di Don Rosa e brillavano per la loro qualità complessiva.
Rispetto ai contenuti veri e propri, cominciamo da quanto si accennava a suo tempo sulla rivista Anteprima, per presentare il volume allertando le fumetterie circa le prenotazioni e gli ordini per i loro clienti.
Anteprima proponeva un fake di copertina, un lavori in corso che riproduco qua sopra, ma che non è affatto la scelta definitiva.
Quindi, non basatevi sulla grafica di questa copertina, perché la definitiva sarà alquanto diversa (Topolino l’ha già mostrata questa settimana, noi la mettiamo in apertura di post).
Riprende (abbastanza) un modello di cover che già avevamo sperimentato in passato in Italia, con l’immagine adottata anche da Glénat in Francia per un volume della collana francofona ripresa dalla nostra italiana. Si veda la cover di Glénat, sotto.
Anteprima:
Dopo i primi due numeri dedicati al Paperone di Don Rosa, la nuova prestigiosa collana dedicata ai Maestri Disney di tutto il mondo raccoglie alcune delle storie più belle e famose del più storico autore del Topo: Floyd Gottfredson, l’indiscusso Maestro delle prime avventure a striscia degli anni Trenta… quelle del “Topolino con i pantaloni corti”. In questo volume, troverete vere e proprie pietre miliari del fumetto, come Topolino e il bel gagà, giallo romantico che vede il nostro alla riconquista del cuore della sua Minni, e due esordi importanti (più uno): Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante, la “prima volta” a fumetti di Pippo, e Topolino e il mistero di Macchia Nera, prima avventura con il grande avversario di Topolino e prima apparizione del commissario Basettoni.
La curiosità di alcuni internauti si è appuntata su un blocco di tavole inedite in Italia, legate al personaggio di Macchia Nera, che per la prima volta compaiono in questo volume in versione originale.
Sono ben 15, anche queste restaurate con ore di lavoro per ciascuna, anche se chi poi le legge non è detto che possa nemmeno rendersene conto.
Si tratta di materiali assenti dagli archivi di tutto il mondo sotto forma di patinate (e quindi di files che potrebbero eventualmente esserne ricavati). Tavole mai ristampate nemmeno negli USA dalla loro prima uscita nel 1955, mai riprese nella maggioranza dei Paesi del mondo.
L’acquisto del volume, secondo la mia modestissima opinione, potrebbe essere determinato anche solo dalla presenza di questa sezione inedita, che per essere il più fedele possibile all’originale resta in americano (molto colloquiale, quasi slangato), anche perché in gran parte dei casi i testi sono analoghi a quelli di Gottfredson del 1939, già tradotti nelle apposite pagine di Tesori International 3.
Può essere divertente fare dei confronti fra pagine e pagine, quindi.
Le osservazioni più rilevanti di queste quindici pagine sono comunque annotate in italiano ai piedi di ogni tavola.
Se questo format godrà i favori dei lettori… be’… perché non ripeterlo per alltre occasioni speciali all’interno di questa collana?
Sopra, un omaggio a Floyd, circondato dai suoi personaggi, in un profilo di Devilkais, da Deviant Art .
Chi ha voglia di leggere e ha anche il tempo per farlo, trova altre spiegazioncelle ancora più dettagliate e contestualizzanti di seguito. Ne troverà altre anche nel post successivo, dedicato all’iniziativa “gialla” che si tiene a Senigallia fra qualche giorno, con la partecipazione di Giorgio Cavazzano, Tito Faraci, Davide Catenacci e lo scrivente.
Dunque, partiamo dall’inizio: negli anni Quaranta, l’aspetto di Topolino e dei suoi comprimari subisce una rapida evoluzione; così, per proporre di nuovo la storia, ricca di tensione e mistero, sul comic book mensile Walt Disney’s Comics and Stories, i calzoncini di Topolino devono essere allungati e la fisionomia della sua faccia (per fare solo gli esempi più clamorosi) deve conformarsi a quella delle altre avventure di quel periodo. Per questo, nel 1949 i fumettisti in forza alla Western Printing and Lithographinc Company sono incaricati di aggiornare, disegnandole da capo, le vignette del giallo con Macchia Nera, mentre il testo originario resta invariato, a parte le modifiche necessarie all’adattamento della trama in puntate. Il compito tocca a Dick Moores, che rivede e corregge la grafica di Gottfredson su Walt Disney’s Comics and Stories numeri 101, 102, 104, 105 e 106.
Sul n. 103, invece, viene eccezionalmente coinvolto Bill Wright, forse perché Moores è sovraccarico di lavoro. Per dare maggior risalto alla quadricromia dell’albo, alcune scene che nelle versione per i quotidiani si svolgevano di notte ora vengono invece ambientate alla luce del giorno. Inoltre, si ritiene che i ripetuti supplizi ai quali Macchia Nera sottopone Topolino siano troppo duri e inquietanti per i lettori dei comic book, mediamente molto giovani.
Quindi, si pone rimedio al problema.
Anche se la parte più conservatrice degli educatori e dei politici americani non si è ancora definitivamente espressa sulla supposta diseducatività dei comic book (i lettori di questo blog conoscono bene le polemiche su Fredric Wertham, sopra in foto, sl Comics Code, sulla morte annunciata e poi perpetrata di comic book leggendari, come quelli horror della EC Comics), l’editore dell’etichetta Dell Comics, George Delacorte, tiene molto a smussare ogni ipotetica accusa contro i fumetti che produce. Per questo, le aggressioni di Macchia Nera diventano più blande e surreali, con qualche punta di comicità dell’assurdo. Per esempio, il marchingegno mortale al quale è sottoposto Topolino nelle strisce pubblicate dai giornali fra l’1 e il 3 giugno 1939 è sostituito con un tavolo sotto il quale sono radunati dei candelotti esplosivi.
Ed è solo un esempio.
Per inciso, né la versione di Moores e Wrigth del 1949, né la successiva del 1955 vedranno la luce in Italia, dove invece si ristampa più volte (in sei albi del 1940, del 1947 e del 1951) la sequenza originale di strisce con Macchia Nera nata per i quotidiani, senza apportare censure o adattamenti.
Per il momento è sin troppo, il seguito al prossimo post.
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In chiusura, indizi di un giallo musicale: Qui A Tué Grand-maman? la canzone che Michel Polnareff dedicò a Lucien Morisse (Parigi, 9 marzo 1929 – Parigi, 11 settembre 1970), discografico, marito di Dalida, suicida, apparso improvvisamente a portare via la ex moglie a Sanremo dopo la morte di Luigi Tenco, il quale… non si è suicidato, secondo una testimonianza molto illuminante raccolta da Walter Veltroni, pubblicata, ristampata, ma stranamemte ignorata.