SE N’È ANDATA LIETTA TORNABUONI

Lietta, Dacia, Oreste

Il titolo spiega già tutto.

La grande giornalista, a sinistra in questa foto con Dacia Maraini e Oreste del Buono, suo compagno per tanto tempo, era nata il 24 marzo del 1931, avrebbe cominciato a lavorare giovanissima. Non si è mai sposata, benché alcuni articoli sulla stampa di oggi lo affermino. Nella sua carriera, con più di 60 anni di critica cinematografica Lietta (Giulietta) Tornabuoni si è occupta anche di costume, ha fatto incursioni anche nel media dei Fumetti.

Si ricordano le sue partecipazioni a Linus, ma anche alla più complessa e elitaria Ali Baba, per esempio con un lungo e illuminante servizio sull’Ulisse di Joyce trasposto sul grande schermo e sulla censura, in pieno Sessantotto, sotto una copertina indimenticabile di Ralph Steadman. Sotto, la sua copertina, offerta da Renato Pallavicini (grazie!).

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La grande giornalista, della quale i telegiornali stanno parlando troppo poco, oggi, si è spenta la scorsa notte al Policlinico di Roma Umberto I. Era stata ricoverata in ospedale poco prima di Natale, dopo essersi sentita male mentre stava “sul pezzo”, a una proiezione cinematografica. Le sue condizioni sono rimaste stabili per qualche tempo, sino a un repintino aggravamento. In ospedale, la giornalista è stata colpita da tre arresti cardiaci.
Pisana trasferitasi al nord, come OdB, che era di Livorno, Lietta apparteneva ad un’antica famiglia aristocratica, figlia di un militare e sorella del pittore Lorenzo.

Di provata fede progressista, conquistata nell’adolescenza, la Tornabuoni aveva iniziato a scrivere non ancora maggiorenne sulle pagine del settimanale dell’Udi (Unione Donne Italiane) Noi Donne, nel 1949.

Nello studio

Nel 1956 c’è il passaggio a Novella (niente a che spartire con la successiva, svilita Novella 2000, notorio sciocchezzaio scandalistico), poi all’Espresso, settimanale d’informazione, cultura e politica con il quale la Tornabuoni ha collaborato sino all’ultimo, e per un certo periodo all’Europeo.

Lucianosalce Nel 1970, la grande giornalista arriva al quotidiano torinese La Stampa, dove ha continuato a scrivere per tutta la vita, a parte una breve pausa triennale, a metà decennio Settanta, durante la quale era passata al Corriere della Sera.

Lietta Tornabuoni ha collaborato anche con altri media. Per esempio, leggendo la rassegna stampa mattutina su Radio Tre, ma anche, nei primi anni Settanta, partecipando come corsivista umoristica al programma di Luciano Salce (a destra nella foto) I Malalingua, con Bice Valori, Sergio Corbucci e altri amici.

I testi erano di Belardini e Moroni, ma quelli di Lietta Tornabuoni, naturalmente no. Era tutta “roba sua”.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la triste notizia, in un messaggio ricorda la “giornalista di lungo corso, scrittrice sensibile e critica cinematografica costantemente impegnata nell’analisi dell’evoluzione del cinema italiano e internazionale, e sempre attenta alle trasformazioni della cultura e della società. Le sue recensioni di tanti film, di cui sapeva cogliere il senso più profondo, insieme ai pregnanti ritratti dei grandi del cinema, indagati e tratteggiati con professionale rigore, costituiscono un patrimonio di conoscenza prezioso da salvaguardare e valorizzare”.