IL VITTORIOSO E IL PIONIERE (da Nicola Spagnolli)

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E’ il caso di evidenziare l’intervento odierno di Nicola Spagnolli, dottore di Ricerca in Storia contemporanea, che ci ha scritto a proposito del Convegno di studi Il Diavolo e l’Acqua Santa: la stampa periodica per l’infanzia e l’adolescenza in Italia tra pedagogia e lotta politica tenutosi lo scorso venerdì 31 gennaio 2014 a Rovereto.

Qui gli altri commenti e i ragguagli sul tema nostra disposizione.

Le immagini più rare di Benito Jacovitti sono state fornite (per un altro scopo, invero) da Tomaso Turchi.

Grazie infinite.

B -Jacovitti su VITT

Buon giorno,

sono uno degli organizzatori della conferenza in oggetto.
Ringrazio tutti per i commenti che sono stimolanti e che mi danno la possibilità di raccontare un po’ il senso dei due volumi, la giornata di ieri e di spiegare alcune cose.

1) Molti si chiedevano sul motivo della chiusura del Vittorioso. Se leggete il saggio di Preziosi conoscerete le motivazioni editoriali e societarie che Preziosi ha ritrovato negli archivi dell’Azione cattolica.

2) Entrambe le ricerche si basano sullo spoglio accurato delle riviste, di ricerche negli archivi degli editori, dei soggetti interessati e anche su interviste e testimonianze di autori, direttori…

Basta leggere l’introduzione e la tavola degli acronimi e delle abbreviazioni di “Falce e fumetto” per capire il lavoro di ricerca che ci è dietro. Qui non si è scritto sulla base di “mio cugino mi ha detto…”, “ho sentito che…”, “su una vecchia fanzine ho letto di…”…. Questa è la prassi che io e che gli altri autori dei saggi abbiamo seguito in questa e in altre pubblicazioni.

3) E’ vero che il punto di vista degli autori dei due libri è di carattere storiografico, ma perché nascono entrambi dal voler analizzare e capire quali messaggi passavano attraverso i fumetti e le altre rubriche delle riviste e in quale contesto storico esse si inserivano.

Ma poi, anche durante la conferenza di ieri sera, si è sottolineato che il successo o meno di alcuni periodici dipendeva alla fine soprattutto dalla qualità dei fumetti proposti e questa componente rientra nel metodo con il quale si affronta l’analisi di una testata.

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4) Nessuno si sente professorone, a differenza di qualche commentatore in questa discussione. Semplicemente, con metodo scientifico (ricerca delle fonti, raccolta delle testimonianze e analisi delle stesse) e senza pregiudizi nei confronti di una pagina di cultura popolare del nostro paese, abbiamo voluto raccontare la storia di questi prodotti editoriali dopo che per anni di questo si sono occupati soprattutto collezionisti e appassionati del fumetto che, lodevolmente, hanno prodotto degli studi sull’arte del fumetto e sui loro autori, ma che però erano carenti dal punto di vista metodologico (mancanza di riferimenti precisi delle notizie reperite, voci di corridoio prese per buone, errori di datazione,incapacità di cogliere l’influenza delle contingenze storico-politiche).

5) I fumetti, come qualsiasi prodotto culturale, veicola dei messaggi – sia in maniera volontaria che inconscia. Pensare di parlare di fumetto solo dal punto di vista estetico mi pare una prospettiva alquanto ristretta.

6) Queste presentazioni ci hanno dato modo di incontrare soprattutto ex lettori di Vittorioso e del Pioniere e di avere un quadro più completo di quale fosse la fruizione di tali periodici, di cosa piacesse loro, di come venivano fruiti e passati ad amici e conoscenti.

Cosa alquanto difficile da conoscere e che non può essere demandata solo alla lettura delle fanzine dei club dei lettori delle singole testate.

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7) Sono rimasto alquanto perplesso nel leggere come contributi di questo tipo nei confronti della storia dell’editoria – condotti sine ira et studio – vengano attaccati per il puro fatto che non siamo dei cultori del fumetto che conoscono a memoria tutte le tavole e le storie di un personaggio o di un autore. Intravvedo in alcuni commenti un po’ il sentimento di chi si sente depredato del proprio “giocattolino”. 8) “Falce e Fumetto” è stato presentato anche a Firenze, Torino, Bologna. Le prossime presentazioni saranno il 21 febbraio a Roma e il 28 a Parma per chi volesse venire a sentire di persona ed poter poi commentare a ragion veduta.

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  • Huseppino |

    Se fate un post nuovo e specifico in cui magari commentano più esperti
    non solo di fumetto ma anche di animazione, potreste per favore
    insistere sulla differenza d’uso della tecnica, negli autori dell’Europa dell’Est
    degli anni ’50, rispetto a quelli occidentali?
    Grazie.

  • paolo |

    Dobbiamo ringraziare Jiří per il suo intervento che chiarisce e riassume le mie divagazioni (tra l’altro dovrei approfondire Hermina Týrlová, che dei grandi animatori è quella che conosco meno). ma, tanto per aumentare al carne al fuoco, vorrei menzionare anche Josef Lada, il cui tratto può benissimo venire annoverato in quella tradizione fiabesco-favolistica citata da Jiří. Josef Lada è noto all’estero soprattutto per le illustrazioni del “Buon soldato Svejk” di Jaroslav Hasek. Queste servirono anche da modello per Jiří Trnka (sì, sempre lui) per i suoi film a pupazzi su Svejk.
    Un’ultima precisazione per sauro: il fumetto di Saudekche ho citato non è un fumetto che è stato pubblicato, ma un fumetto che compare nel film che ho menzionato (http://www.imdb.com/title/tt0125301/trivia?ref_=tt_trv_trv), parodia dei supereroi. Dai “trivia” di IMDb leggo comuque che ci sono stati dei fumetti di Saudek tratti dal film e che vennero pubblicati solo dopo la rivoluzione di velluto

  • Saur Pennacchioli |

    Ovviamente la polpa è infinita, Jiří, e l’ideale sarebbe poterla spolpare in un post nuovo e specifico.
    Ma ormai Luca Boschi è diventato un dandy ozioso. Invece di lavorare starà con una bottiglia di whisky in una mano e una nigeriana con la pelliccia di leopardo infilata nell’altro braccio.
    Va be’, come si chiama il blog di Bottero?
    Anzi, no, prima di emigrare altrove, oggi mi tocca lavorare sodo per prosaiche ragioni economiche.

  • Jiří |

    Negli anni ‘50 la cultura di paesi come Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria,
    era ancora ben radicata sulla propria ricchissima tradizione fiabesco-favolistica.
    E soprattutto in Cecoslovacchia e Romania, ma anche nei paesi dell’Unione Sovietica,
    era ancora ben viva e presente un’eccezionalmente florida tradizione
    di teatro della marionetta.
    Nel dopo guerra inoltre, i paesi dell’Est Europa avevano nazionalizzato la produzione
    cinematografica intendendola come intrattenimento educativo, rivolto ai bambini
    agli adolescenti. Operando tra folclore e propaganda ideologica, con indicibile raffinatezza
    un gran numero di autori eccezionali (Hermína Týrlová, e ………………)
    diedero vita ad uno straordinariamente vivo e nuovo universo satirico incisivo e sottile, divertente e al tempo stesso capace di acuire il senso critico di spettatori grandi e piccini.
    Ne fiorirono meravigliosi film d’animazione realizzati coi pupazzi.
    Ma l’iconografia occidentale entrò nell’Europa dell’est solo negli anni ’60.
    E a far da tramite, in quell’incontro, fu la musica.
    Negli anni ’60, la cultura di tipo anglosassone entrò nell’Europa dell’Est
    attraverso Radio Luxemburg, radio privata che aveva un impianto potentissimo
    in grado di renderla ricevibile in tutta l’Europa.
    Come conseguenza, in quegli anni nell’Est Europa, anche l’immagine prese a definirsi
    in modo “occidentale”.
    Nonostante questo, l’iconografia dell’Est Europa tende -ancor oggi- a manifestare
    caratteri endemici e a seguire costanti proprie.
    Buon giorno!

  • Saur Pennacchioli |

    Non credo che Saudek abbia disegnato supereroi e un’illustrazione così “occidentale” come quella di Barbarella, realizzata nel 1968, non mi sembra cosa da poco.
    Rimaniamo nella Repubblica Ceca, anche perché quei polacchi mi sembrano illustratori troppo lontani dalla sensibilità fumettistica.
    Secondo me, Luca Boschi potrebbe legare in un post animatori come Jiří Trnka e Karel Zeman con un illustratore come Zdeněk Burian. Ma anche fare riferimento a un disegnatore con uno stile come quello di Karel Saudek, vicinissimo al fumetto occidentale già nell’Est degli anni sessanta.
    Ma chissà quanti altri autori sconosciuti o poco noti da noi ci sono dalle tue parti…

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