MARTIN MYSTÈRE L’AVVENTURIERO, di Renato Pallavicini

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Il post precedente che cita l’intervista ad Alfredo Castelli in apertura di Disney Anni d’Oro n. 22 (con lo storyboard di Vic Lockman perfettamente leggibile che non abbiamo potuto citare visivamente nel post, ma la cui prima tavola postiamo in coda a questo) è perfettamente integrato dal bel servizio seguente che ci regala Renato Pallavicini (firma fumettistica de L’Unità).

Buona lettura!

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ALTRO CHE DAN BROWN! IL VERO «CANTORE» DEI MITI, DELLE LEGGENDE E DEI MISTERI CHE PARTONO DAL TESORO DI RENNES-LE-CHATEAU E ARRIVANO AL SANTO GRAAL, PASSANDO PER IL PRIORATO DI SION, È MAURICE LEBLANC, LO SCRITTORE FRANCESE INVENTORE DI ARSENIO LUPIN: parola di Alfredo Castelli (1947) che di misteri se ne intende.

FOTO Alfredo_Castelli-patellaSui «mysteri» con la «y» – un po’ fasulli e un po’ no – ci ha costruito una carriera, quella di uno dei più brillanti e prolifici sceneggiatori del fumetto italiano ma, soprattutto, quella del creatore di Martin Mystère il personaggio che tre decenni fa ha inaugurato un nuovo corso dei fumetti editi da Sergio Bonelli.

«In questi giorni sto leggendo L’Aiguille creuse (La guglia cava) – ci racconta Castelli – il terzo romanzo della saga di Lupin, scritto nel 1909. Ed è una vera miniera, in ogni senso. Dentro ci sono codici segreti, congiure, oro, gioielli… insomma il mitico nascondiglio del Tesoro dei Re di Francia sepolto in un faraglione in mezzo al mare, a Étretat in Alta Normandia».

Roba da Bvzm, ovvero il Buon Vecchio Zio Marty, aiutato dal fido Java, un gorilla… pardon! un uomo di Neanderthal (sopravissuto all’estinzione), tutto forza e istinto: insomma, il classico «braccio» della mente «sapiens sapiens» del detective dell’impossibile a fumetti. Che, editorialmente parlando, ha 30 anni (il primo albo, dal titolo Gli uomini in nero uscì nell’aprile 1982), dopo una gestazione lunga e complessa, iniziata alla metà degli anni Settanta, chiamandosi prima Allan Quatermain e poi Doc Savage, rivelando origini letterarie tra feuilleton e pulp, tra H. Rider Haggard e Lester Dent.

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Dunque, figlio di molti padri? «Figlio d’interessi personali e letture – spiega Castelli – i libri sulla fantarcheologia di Peter Kolosimo o quelli di Robert Charroux e di Erich von Däniken».

E allora via con antenati alieni dell’uomo, continenti scomparsi, Atlantide, Mu, mostro di Loch Ness, Uomo delle nevi, isola di Pasqua, Stonehenge.

E ancora: tesori nascosti e maledetti, congiure, sette massoniche, arche perdute, teschi di cristallo… a proposito: e Indiana Jones?

«Non credo che Spielberg – commenta Alfredo Castelli – abbia mai letto i miei fumetti, che comunque sono nati prima. Certo ci sono affinità, somiglianze e in qualche caso molto di più, come in Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo. Il fatto è che l’immaginario è comune e, dunque i cortocircuiti narrativi scoccano di frequente».

Mistere5Nei primi anni Ottanta i temi mysteriosi erano pane per pochi, confinati in libri e riviste per fan, poi sono diventati di moda, dilagando in format tv di grande successo, come Voyager, messo alla berlina in Kazzenger, l’irresistibile parodia che Maurizio Crozza fa del programma di Roberto Giacobbo.

«Io sto bene attento – ci tiene a precisare Castelli – a non sparare bufale a non cacciare false credenze nella testa dei lettori. Negli albi di Martin Mystère c’è sempre una rubrica che spiega che cosa c’è di vero e cosa d’inventato. Quando nel 1988, sulla scia del successo della serie – ag- giunge -, ho lanciato l’Almanacco del Mistero, un supplemento annuale di rubriche e notizie insoli- te, facevo fatica a riempirlo, a trovare informazioni. Oggi la situazione è opposta: su giornali, riviste, tv, internet c’è un’invasione di robe misteriose… Che dire? Bah! se vendono e divertono va bene, però non mi piace che vengano spacciate per vere. Insomma, mi sento più vicino a Piero Angela e al Cipac (il Comitato per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), anche se quest’associazione eccede in scetticismo nei confronti dell’inspiegabile.

Penso che uccidere la fantasia sia una grave colpa, anche se è molto peggio trattare le persone come boccaloni… forse c’è una via di mezzo».

Del resto lo stesso Martin Mystère, negli anni, ha modificato il suo carattere e l’oggetto delle sue indagini, ha messo un po’ da parte fantarcheologie spuntate e Atlantidi ritrovate fino alla nausea. «Dopo un po’ di tempo quel meccanismo si era usurato – concorda Castelli – e allora Martin si è fatto più umano, più simpatico, meno avventuriero. In fondo il mistero non sta sepolto in qualche isola sommersa ma lo si trova anche dietro l’angolo di casa. Martin resta sempre un incurabile curioso, in grado di trovare qualcosa di affascinante in ogni posto, in ogni oggetto. Mi piace ripe- tere spesso una frase di Maupassant: “La cosa più insignifi- cante nasconde un po’ di miste- ro: troviamolo”».

Come Martin-Alfredo (almeno da Flaubert in poi il «c’est moi» è scontato) riesca a tro- varlo, il mistero, è davvero un mistero, circondato com’è, Castelli, da migliaia di libri, riviste, giornali; ossessionato dallo spazio che non c’è e dall’ordine in cerca di spazio. «Ho imparato – racconta il papà del detective a fumetti – a capire qual è l’elemento importante, il tema, la notizia e come guardarli da un altro angolo. Magari mi faccio aiutare dal “pensiero laterale” dello psicologo Edward De Bono o dai giochi con le idee, le frasi e le parole che faceva Bruno Munari… così funziona con Martin. Come costruire le storie – dice – dipende dalla bravura e anche dal caso. Ponson du Terrail, l’autore della saga di Rocambole, teneva sul suo tavolo una roulette con, al posto dei numeri, i nomi dei personaggi, le situazioni ecc. Lanciava la pallina più volte e da dove si fermava (conte, duello, spari…) lui partiva a scrivere».

Castelli al TG 3

Magari il Bvza (il Buon Vecchio Zio Alfy, come lo chiamano i numerosi fan) non usa la roulette, trovandosi più a suo agio con il pc, par- don! con il Mac.

Castelli è stato uno dei primi utenti del computer Apple e ne ha fatto un protagonista delle sue storie, mettendolo addirittura nella foto di gruppo dei frontespizi degli albi della serie, assieme a Martin, la moglie Diana e Java. «Ho avuto più di un contrasto con Sergio Bonelli che, notoriamente, odiava le tecnologie.

«Penso invece che il computer aiuti moltissimo e sto diventando un fan degli e-book: sono piccoli e occupano poco spazio. Per me, una vera liberazione! Il fumetto su iPad? Una gran cosa, purché non ci si limiti a un semplice copia e incolla di quello su carta. Da settembre la Bonelli si lancia nell’editoria elettronica con un’App, gratuita, pensata per il tablet, dedicata al Bvzm. Conterrà materiali da leggere – come i numeri dei decennali -, schede sui personaggi, filmati e molto altro.

«Si agirà in uno spazio virtuale che è la riproduzione dello studio di Martin, che poi è molto simile al mio. Se andrà bene i passi successivi potrebbero prevedere il download, a prezzi competitivi, di intere annate arretrate e introvabili; o lo sviluppo delle storie con plot alternativi, con vignette viste da altri punti di vista».

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Trent’anni di storie (celebrati in un bel catalogo che Napoli Comicon gli ha dedicato in occasione della mostra della scorsa primavera), 322 albi (non tutti scritti da lui, creati graficamente da Giancarlo Alessandrini e affidati a una squadra di disegnatori d’eccellenza), almanacchi, speciali, serie parallele…

GUIDA a Topolino

Ma non si è stancato Castelli? «Nel 2015 – risponde – saranno cinquant’anni che faccio questo lavoro e un po’ mi sono rotto. Le singole storie mi annoiano e m’interessa di più la progettualità, le sfide divertenti, mescolare le cose».

Quest’anno c’è un altro importante anniversario: i 50 anni di Diabolik a cui Castelli è legato da più fili: l’amicizia con Mario Gomboli (una delle anime editoriali del fumetto creato dalle sorelle Giussani), i rapporti con Gino Sansoni (editore e marito di Angela Giussani), oltre ad averne sceneggiato alcuni episodi.

«Ma proprio i 50 anni di Diabolik dovevano coincidere con i 30 di Martin Mystère! – commenta scherzando – Battute a parte ho molto affetto per quella testata. Peccato dav- vero che le Giussani non siano qui a festeggiare il compleanno del loro straordinario figlio».

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Sopra, una foto inedita di Emanuela Oliva con Castelli (il quarto seduto da sinistra) scattata durante un convegno organizzato a Monza a Slow Comics dallo Spazio WOW – Museo del Fumetto di Milano.

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