MAOMETTO, STAR DI CHARLIE HEBDO

Copertina-charlie-hebdo

Dal punto di vista delle vignette, dell’illustrazione e dei nostri amati fumetti è senza dubbio la notizia del giorno, forse un po’ troppo provocatoria per i gusti di Cartoonist Globale, che tenderebbe a essere rispettoso di tutti i sentimenti religiosi.

Ma chi disegna e fa umorismo deve sentirsi libero di toccare qualsiasi tema, alla faccia di qualsiasi politically correct di parte.

Ciò premesso, è quasi imbarazzante che la Francia abbia rafforzato le misure di sicurezza attorno alle sue ambasciate in coincidenza con l’uscita del settimanale satirico Charlie Hebdo con le vignette osè sul profeta Maometto e la chiusura delle scuole e delle sedi diplomatiche in 20 Paesi.

Il nostro visitor ricorrente Grumpy spiega il significato della vignetta, non del tutto chiaro, in un commento che pensiamo sia il caso di inglobare all’interno del post (grazie, Grumpy!):

«La vignetta non è molto divertente. Fa semplicemente riferimento al film Untouchables/Intoccabili (Quasi amici in italiano) uscito l’anno scorso e massimo successo della storia del cinema francese.

«In questo “secondo episodio”, gli Intoccabili sono evidentemente gli integristi di ogni tipo che apostrofano lamentosamente “Faut pas se moquer/Non bisogna prenderci in giro”.
Comunque Charlie Hebdo fa il suo lavoro, riuscito o meno, e la cosa più triste è che nel quartiere di Parigi a grande maggioranza musulmana, la Goutte d’Or, i giornalai hanno rifiutato di vendere la testata. Atteggiamento prudente forse, ma triste per la libertà di stampa e che la dice lunga sulla situazione in Oltralpe.»

Fin qui Grumpy.

Foto

Mentre il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, rispondendo a chi chiedeva un commento sull’opportunità di pubblicare le vignette su Maometto, ha detto di essere “contrario ad ogni provocazione in questo periodo così sensibile”, il rettore della Grande Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur ha lanciato un salutare “appello alla calma”.

Da parte nostra cerchiamo di individuare le differenze fra questa attività vignettistica e l’insana provocazione della maglietta blasfema indossata dall’ex ministro Calderoli e mostrata in diretta televisiva all’ignaro (?) Clemente Mimun e all’universo mondo.

La rivista è nelle edicole francesi con la copertina riprodotta in apertura di post, dove un ebreo ortodosso chespinge una sedia a rotelle con un uomo in turbante. La scritta sotto recita “Gli intoccabili 2”.

Vignettepng

Ma un po’ più provocatorio è quanto compare sulla retrocopertina (vedi sopra), dove è raffigurato un Maometto nudo che mostra le natiche a un regista, scena ispirata dal film del 1963 con Brigitte Bardot Il disprezzo (Le mépris), di Jean-Luc Godard.

Bardot

Locandina

ZinebSecondo Charb, il direttore di Charlie Hebdo, questi disegni “colpirebbero coloro che vorranno essere colpiti leggendo un giornale che non leggono mai„.

Charb ha anche ritenuto che i disegni pubblicati in pagina interna e nelle ultime pagine del giornale non sono più provocatori di quelli che il settimanale pubblica abitualmente. “La libertà di stampa è una provocazione?„ chiede, retoricamente.

E aggiunge: “Non chiamo i musulmani rigorosi a leggere Charlie Hebdo, poiché non andrei in una moschea per ascoltare discorsi che violano ciò che credo.„

La redazione di Charlie Hebdo, secondo Zineb El-Rhazoui (forto sopra), una redattrice del settimanale che appartine al Mouvement alternatif pour les libertés individuelles (Mali), avrebbe ricevuto in queste ultime ore minacce e intimidazioni. “Ma non ci piegheremo” ha detto la redattrice.

©ANSA

  • Luca |

    Grazie delle precisazioni, Beatrice!
    Se sei nuova, benvenuta!!!
    L.

  • Beatrice |

    Da quanto ne so, la vignetta è riferita al recente scandalo avvenuto dopo l’uscita di un film osè su Maometto negli USA. Ovviamente, potete immaginare quale ondata di proteste abbia suscitato un avvenimento del genere, ed Hebdo ha voluto ironizzare sulla “permalosità” dei credenti mussulmani.

  • nestore del boccio |

    Sara, è proprio questo che ci differenzia dai francesi. Per noi la vita è poesia, è merda chi la vuol sporcare.
    Eppoi, l’eccezione conferma la regola.
    Fidati di uno che ci vive in Francia!
    Ripuliremo Roma!
    Ciao a te e “Roma”!

  • Sara |

    AH, AH!
    Interessante questa spiegazione sulla merda dei francesi. Ma francamente la vita è una merda anche da noi a Roma, e anche chi ha governato la città è una merda, visti gli scandali pazzeschi che accadono in questi giorni.
    Sono dei politici de mmmmerda!
    Spero che scattino le manette, alla faccia della “parte lesa”, come sostiene er capoccia…
    Vabbe’, poi la merda è sempre presente anche nelle vignette italiane.
    Ugo De Lucchi ha sempre disegnato moschine e merdine.
    Ciaociao.

  • nestore del boccio |

    Per capire i francesi dovete partire sempre dalla considerazione che nel loro uso del linguaggio affiora spesso la parola “merde”. E’ un’espressione che intercala ogni proposizione di contenuto allusivo o deterministico. Considerando che ogni loro attività di pensiero è connotata da una prassi cartesiana e percio’ razionale, tutto cio’ che ne consegue assume rilevanza effettiva. La merda finisce per diventare sostanza filosifica nel concetto di vita nobilitandosi come “esistenzialismo”. La merda fa schifo e come tale fa schifo la vita. Espressione tipica da “engagée”:
    “La vit c’est de la tarte de merde”. Percui ogni cosa: dalle canzoni, film, saggi, racconti e pensieri vari, hanno sempre lo stesso refrain di m….evidentemente la troppa puzza gli avranno ridotto la testa in una cloaca. Risultato: ci sono tanti di quei suicidi le cui statistiche fanno “orecchie da mercante”. Forse un bisogno genetico di autodisinfestazione. Ma, nonostante tutto, insistono sempre.
    E siccome non tutto si puo’ ridurre a schema algebrico, nel momento in cui ci si accorge che i misteri della vita sono sempre più infiniti e inspiegabili, si affidano sempre più al “merde”; oppure, per darsi una verniciata di classe si abbandonano al “nonsense”, il quale, in stretta connessione con le immagini di cui il pensiero ne è “consanguineo”, tutto si riduce al solito “merde”. Ed abbiamo le interconnessioni
    del pensiero-immagine che si materializza in culi o chiappe (fesse) con tutto l’eventuale corollario culturale immaginifico di cui sono capaci. “Merde”. Spiegata la vignetta: spero.

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