SENZA BAVAGLIO (SUL CASO SCHIFANI) E LA PROROGA DI POPPI

Car_mostra_prorogata_curve

Vari visitors di questo blog hanno cominciato a farne cenno nei giorni scorsi. Oggi, dagli ambienti giornalistici di “Senza bavaglio” è promosso l’appello che segue sul caso Schifani, che ha dei lati rabbrividenti, sia pensando all’atteggiamento della maggioranza che a quello della (cosiddetta) opposizione.
L’Appello è incisivo perché difende il diritto di cronaca e non sposa pregiudizialmente alcuna tesi, se non quella dell’accertamento dei fatti. Adesso che il giudice sarà chiamato a fare il suo lavoro (ma in che tempi?) l’Appello ha soprattutto lo scopo di non intimidire i giornalisti, di non oscurare chi non si dimostra un “perfetto Bruno Vespa” (espressione più chiara di tanti ridondanti aggettivi).

Intanto, diamo conto anche della trionfale proroga della mostra di strisce originali di tutto il mondo, organizzata da Giuseppe Scapigliati e soci. Ne avevamo accennato qui.

APPELLO SUL CASO SCHIFANI

Io non ci sto. Nei paesi democratici il ruolo dei giornalisti è proprio quello di osservare, verificare e poi raccontare.
Si chiama “diritto di cronaca”. E’ uno dei diritti fondamentali su cui si fonda la democrazia. Si racconta se il politico tradisce la moglie, se in gioventù si faceva qualche spinello, se è stato in un centro di riabilitazione per etilisti, se ha truccato le carte per non andare in guerra.

Per alcuni elettori queste informazioni sono importanti.

200pxuomo_schifani

C’è chi non ama essere rappresentato da un donnaiolo, e chi non vuole essere rappresentato da un pavido. È un loro diritto: ognuno deve poter scegliere da chi farsi rappresentare in base ai propri valori e avendone tutte le informazioni necessarie.

Ai politici, in tutto il mondo libero, questo non piace, ma accettano. Sono le regole del gioco democratico, le uniche inventate finora, di meglio per ora non abbiamo. E queste regole hanno costretto alla dimissione presidenti degli Stati Uniti e ministri di vari governi.

Tocca al giudice appurare se il giornalista dice il falso.

Ora la domanda di attualità è: il giornalista Marco Travaglio ha raccontato un fatto vero che riguarda Renato Schifani o un fatto falso?

Schifani & Co, l’opposizione & Co e anche gli organismi “DI CONTROLLO” della Rai possono indignarsi quanto vogliono, ma l’unico strumento democratico che ha Schifani è ricorrere al giudice, incaricato in democrazia di valutare se Travaglio ha detto il vero o il falso.

Tutte le altre prese di posizione mirano solo a limitare la democrazia e la libertà di critica della stampa.

Coloro che lo approvano possono aggiungere la loro firma, inviandola a enzomarzo@gmail.com.

Vignettina

“Senza bavaglio”
“Critica liberale”

primissime firme:

Carlo Bernardini
Saro Pettinato
Valerio Pocar
[l’aggiornamento delle firme sarà costante sul sito www.criticaliberale.it]

Critica liberale è da più di quaran-
t’anni la voce del liberalismo progres-
sista in Italia.

Nata negli anni Sessanta come agenzia stampa della sinistra interna al Partito Liberale Italiano di quel tempo, la testata è, dal 1974, quella di una rivista liberale del tutto indipendente da ogni forza politica italiana; dal 1994 Critica liberale è anche una fondazione che, assieme alla rivista, cerca di dare espressione e continuità a una tradizione politica e di pensiero che ha le sue radici nel liberalismo europeo, nella tradizione laica e illuminista, nell’impegno per i diritti civili e per l’integrazione federale dell’Europa democratica. È fra le organizzazioni che hanno dato vita al Forum Liberale Europeo, network di fondazioni e centri studi liberali che fanno riferimento all’Eldr (l’organizzazione che raggruppa tutti i liberali europei).

Critica liberale si oppone alla ciarlataneria populista che predomina nell’Italia di questi anni, alla sua intrinseca corruzione economica, politica, civile e culturale, al clericalismo estremista e oscurantista artificiosamente reimposto al Paese, al connaturato antieuropeismo italiano.

PS: La vignettina dallo sfondo giallo ha per titolo: IL MERCANTE-PREMIER TENDE LA MANO.

  • Contin Veniero |

    Ai Napoletani:
    domani arriva un pullman carico di nuova monnezza direttamnte da Montecitorio…
    Rete 4 trasmetterà il grande evento in diretta.
    Costo per il contribuente: 350.000 euro al giorno.
    Dopo accenno a questa cosa.
    Sarebbe doveroso da parte Vostra scaricare direttamente il tutto su uno dei treni in partenza per la Germania con destinazione l’inceneritore più vicino… e sul treno scriverei: “RIFIUTI SPECIALI ALTAMENTE TOSSICI” “NON RICICLARE”.
    Dicevo… Chi mi può spiegare, se lo sa, come funziona effettivamente questa questione dei 350.000 euro quotidiani che paghiamo con le nostre tasche per la bella faccia (o, scusate, mi sono confuso con l’anatomia) del dottor Fede?
    Questa ingiunzione è già operativa?
    Da quando?
    Ed è vero che è retroattiva?
    Se sì, da quanti anni (da quando decorre?),
    Ogni mese sono 10.500 euro. Circa 126.000 ogni anno. Circa 250 miliardi di vecchie lire all’anno derubatici da… Non posso scrivere chi, ma è chiaro.
    Ma siamo pazzi? Bisogna rimpiangere i Borboni. Almeno facebvano un lavoro chiaro, alla luce del sole!
    E quanti soldi tramite pubblicità, e quanto consenso hanno portato negli anni quegli atti illegittimi e illegali, complice l’attuale sputante e blaterante Gasparri?
    Mi piacerebbe saperlo…
    Contin Veniero

  • Derviscio Spampanato |

    A proposito di leggi e indulti:
    Sotto i governi Berlusconi II e III sono state approvate numerose leggi che hanno sollevato aspre critiche in quanto ritenute leggi ad personam[3].
    Tali contestazioni hanno affermato che la maggioranza di centrodestra abbia ricorso a tale espediente per alleggerire la posizione processuale di Berlusconi stesso. Tra le tante, è stato rilevato come le seguenti abbiano ridotto le pendenze giudiziarie o abbiano in qualche modo conflitto con gli interessi del presidente del Consiglio:
    la depenalizzazione del falso in bilancio[4]
    la legge sulle rogatorie[5]
    l’introduzione del divieto di sottoposizione a processo delle cinque più alte cariche dello Stato tra le quali il presidente del Consiglio in carica[6]
    la “legge Cirami” sul legittimo sospetto[7]
    la riduzione della prescrizione (che cancellava gran parte dei fatti oggetto di contestazione nel processo sui diritti TV verso Berlusconi)[8]
    l’estensione del condono edilizio alle zone protette[9] (comprensiva la villa “La Certosa” di proprietà di Berlusconi)
    il ricorso del governo contro la legge della regione Sardegna al divieto di costruire a meno di due chilometri dalle coste[10] (che bloccava, tra l’altro, l’edificazione di “Costa Turchese”, insediamento di 250.000 metri cubi della Edilizia Alta Italia di Marina Berlusconi)
    la modifica del Piano di assetto idrogeologico (PAI) dell’Autorità di bacino del fiume Po che permette la permanenza de “la Cascinazza” (estensione di oltre 500.000 metri quadrati) di proprietà della IEI di Paolo Berlusconi[11]
    l’introduzione dell’inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento[12]
    la legge Gasparri sul riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni[13]
    la norma transitoria della Legge 90/2004 che consentì a Gabriele Albertini, sindaco di Milano non più rieleggibile, di essere candidato alle elezioni europee senza dover dare le dimissioni da sindaco.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_ad_personam

  • Andrea Ippoliti |

    Grazie mille, Helga!
    Volevo leggere da giorni quell’ articolo. Quando fu pubblicato, ohibò, proprio quel dì non trovammo “La Repubblica” in edicola (quotidiano che solgo leggere ogni giorno).

  • Helga Sampieri |

    Ma nooo! Non diciamo str.nzate (ho messio la prola “purgata” e quindi non posso essere accusata di volgarità!
    Sono saltata sulla sedia.
    D’Avanzo non sta dicendo che Travaglio ha avuto rapporti con la mafia, chi sostiene questo ha dei pregiudizi belli e buoni, e questa è diffamazione, non scherziamo.
    Ho letto l’articolo di D’Avanzo, e quello che fa è solo criticare il metodo di Travaglio, un po’ con le stesse “molle” che citava sopra Andrea.
    Riporto il brano, per amor di verità e di confronto. Ciao!
    Helga
    Discutiamo di questo metodo, cari lettori. Del “metodo Travaglio” e delle “agenzie del risentimento”. Di una pratica giornalistica che, con “fatti” ambigui e dubbi, manipola cinicamente il lettore/spettatore. Ne alimenta la collera. Ne distorce la giustificatissima rabbia per la malapolitica. E’ un paradigma professionale che, sulla spinta di motivazioni esclusivamente commerciali (non civiche, non professionali, non politiche), può distruggere chiunque abbia la sventura di essere scelto come target (gli obiettivi vengono scelti con cura tra i più esposti, a destra come a sinistra). Farò un esempio che renderà, forse, più chiaro quanto può essere letale questo metodo.
    8 agosto del 2002. Marco telefona a Pippo. Gli chiede di occuparsi dei “cuscini”. Marco e Pippo sono in vacanza insieme, concludono per approssimazione gli investigatori di Palermo. Che, durante le indagini, trovano un’ambigua conferma di quella villeggiatura comune. Prova maligna perché intenzionale e non indipendente. Fonte, l’avvocato di Michele Aiello. Il legale dice di aver saputo dal suo assistito che, su richiesta di Pippo, Aiello ha pagato l’albergo a Marco. Forse, dicono gli investigatori, un residence nei dintorni di Trabia.
    Michele Aiello, ingegnere, fortunato impresario della sanità siciliana, protetto dal governatore Totò Cuffaro (che, per averlo aiutato, beccherà 5 anni in primo grado), è stato condannato a 14 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pippo è Giuseppe Ciuro, sottufficiale di polizia giudiziaria, condannato a 4 anni e 6 mesi per aver favorito Michele Aiello e aver rivelato segreti d’ufficio utili a favorire la latitanza di Bernardo Provenzano. Marco è Marco Travaglio.
    Ditemi ora chi può essere tanto grossolano o vile da attribuire all’integrità di Marco Travaglio un’ombra, una colpa, addirittura un accordo fraudolento con il mafioso e il suo complice? Davvero qualcuno, tra i suoi fiduciosi lettori o tra i suoi antipatizzanti, può credere che Travaglio debba delle spiegazioni soltanto perché ha avuto la malasorte di farsi piacere un tipo (Giuseppe Ciuro) che soltanto dopo si scoprirà essere un infedele manutengolo?
    Nessuno, che sia in buona fede, può farlo. Eppure un'”agenzia del risentimento” potrebbe metter su un pirotecnico spettacolino con poca spesa ricordando, per dire, che “la mafia ha la memoria lunghissima e spesso usa le amicizie, anche risalenti nel tempo, per ricattare chi tenta di scrollarsele frettolosamente di dosso” . Basta dare per scontato il “fatto”, che ci fosse davvero una consapevole amicizia mafiosa: proprio quel che deve essere dimostrato ragionevolmente da un attento lavoro di cronaca.
    Cari lettori, anche Travaglio può essere travolto dal “metodo Travaglio”. Travaglio – temo – non ha alcun interesse a raccontarvelo (ecco la sua insincerità) e io penso (ripeto) che la sana, necessaria critica alla classe politico-istituzionale meriti onesto giornalismo e fiducia nel destino comune. Non un qualunquismo antipolitico alimentato, per interesse particolare, da un linciaggio continuo e irrefrenabile che può contaminare la credibilità di ogni istituzione e la rispettabilità di chiunque.

  • Lele |

    Dacci oggi o signore il nostro Travaglio Quotidiano.
    P.S.
    Avete letto su Repubblica l’articolo di D’avanzo ? Pare che anche il buon Marco frequenti dei mafiosi. Come la mettiamo ?

  Post Precedente
Post Successivo